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OCC vuole porre fine alla discriminazione delle banche nei confronti delle imprese svantaggiate, comprese le società di criptovalute

Dic 8, 2020
OCC vuole porre fine alla discriminazione delle banche nei confronti delle imprese svantaggiate

OCC vuole porre fine alla discriminazione delle banche nei confronti delle imprese svantaggiate, comprese le società di criptovalute

L’OCC propone un cambiamento di regole che obbliga le grandi banche statunitensi a offrire un accesso equo ai servizi finanziari a chiunque lo desideri. La proposta cerca di chiarire l’obbligo delle grandi banche di fornire un accesso equo ai servizi finanziari in accordo con il mandato del Dodd-Frank Act.

Discriminazione nei confronti delle imprese svantaggiate

Il Dodd-Frank Act riconosce già da tempo un ampio principio antidiscriminazione, secondo il quale le persone hanno diritto a un trattamento equo da parte delle banche nazionali. L’Office of the Comptroller of the Currency’s (OCC) ha proposto un cambiamento di regole per porre fine alla persistente discriminazione contro le imprese “svantaggiate” come le società di criptovalute. L’azione dell’OCC avrebbe la forza e l’effetto della legge e consentirebbe all’agenzia di intraprendere azioni di vigilanza o di applicazione, quando opportuno.

In un avviso pubblico sulla proposta di modifica delle regole, l’OCC sostiene che “alcune grandi banche continuano a impiegare valutazioni del rischio basate su categorie per negare ai clienti l’accesso ai servizi finanziari”. Apparentemente, le banche hanno continuato con questa pratica nonostante le precedenti richieste dell’OCC di “mettere i servizi che offrono a disposizione di tutti i clienti, tranne nella misura in cui i fattori di rischio specifici di un singolo cliente impongano diversamente”.

L’OCC ha affermato di volere che le banche utilizzino “il principio della valutazione del rischio del cliente individuale piuttosto che quello della categoria” e questo è stato “rafforzato in numerosi rapporti OCC, nelle testimonianze dei funzionari OCC e in altri comunicati delle agenzie”. Tuttavia, nonostante i ripetuti solleciti dell’OCC, le banche non hanno tenuto conto delle pressioni esercitate da alcune organizzazioni. Secondo il comunicato:

Le banche reagiscono spesso alle pressioni dei sostenitori di tutto lo spettro politico i cui obiettivi politici sono serviti quando le banche negano a certe categorie di clienti l’accesso ai servizi finanziari.

L’OCC spera di utilizzare i nuovi poteri ottenuti dalle modifiche alle regole per far rispettare le disposizioni del Dodd-Franck Act, contrastando al contempo i potenti lobbisti.

Operazione Chokepoint

Nel frattempo, a reagire alla proposta dell’OCC è Marco Santori, il chief legal officer (CLO) del Kraken cryptocurrency exchange. Santori, che plaude al cambiamento di regole proposto, sostiene che “le criptovalute OG sanno che l’ostacolo maggiore all’adozione diffusa è stato e continua ad essere la mancanza di accesso ai servizi bancari”.

In particolare, Santori azzera la cosiddetta “Operazione Chokepoint”, un famigerato complotto di alcune agenzie governative che “hanno fatto pressione sulle banche per tagliare l’accesso ai servizi finanziari a settori sfavoriti (ma non illegali) dell’economia”. L’OCC, che di per sé non faceva parte del complotto, sostiene che l’operazione, ormai esposta e screditata, non può essere la base per negare l’accesso ai servizi finanziari.

In un thread di Twitter, Santori afferma che “nei suoi primi tempi, il bitcoin è stato coinvolto nell’operazione Chokepoint, e le criptovalute più in generale sono ancora coinvolte oggi”. Il CLO dà poi un motivo per cui è stato necessario che il “governo arrivasse a dire a una banca privata chi deve e non deve servire”.

 

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